Su la Pietà

(...) Pietà nella più vasta e integrale accezione. Pietà per gli oppressi e gli oppressori, anelli della stessa catena, nodi della stessa rete che oggi collega, e intreccia, e inesorabilmente legai destini dei pochi manovratori della gran macchina in cui consiste il villaggio globale, e dei molti che del mostruoso marchingegno non partecipano, e non raccolgono, che i resti della combustione, di cui per aggiunta cinica e beffarda di spoliazione, sono essi stessi la materia prima energetica, se così si può dire parlando di umanità che paga con la moneta terribile del sangue prosciugato lo strapotere delle minoranze ipersviluppate. Con le stampe, giunge immediata e puntuale, e del resto per me prevedibile, la conferma che non è luogo inerte della ripetizione, il laboratorio grafo-pittorico di Giovanni Greppi. Che non è artista cui non s'addice, per quanto non appartenga alla categoria dei profeti di novità in servizio permanente effettivo,il confortevole ma tedioso indugio sulla coltre della cifra linguistica acquisita, utile forse alla ragion pratica del mercato, non certo a quella sostanziale del progressivo affinamento espressivo finalizzato non alla probità incisoria in senso canonico, sibbene alla funzionalità semantica e poetica del linguaggio grafo-pittorico.

(...) L'incisione a più lastre risulta il mezzo più idoneo a rendere formalmente il senso del mutamento continuo di stato degli elementi della natura, che è uno degli aspetti centrali della ricerca di Greppi; e sul piano della cultura, con queste tavole de "La Pietà", il parallelo concetto della simultaneità interattiva del flusso di immagini disparate che ci investono e ci attraversano, suscitando un analogo flusso, dal profondo, di immagini sedimentate nella memoria personale e collettiva. Viviamo immersi in una iconosfera che annulla la soglia tra il privato e il pubblico e, per altro verso, tra il reale e il virtuale. Il nostro abbondante pasto di eterogenee e contradittorie immagini quotidiane, paradossalmente riduce l'informazione e la semantica dei messaggi e neutralizza la sensibilità ai contenuti sottesi. Giovanni Greppi ha reagito con gli strumenti incisori che gli sono propri al quotidiano flusso iconico indifferenziato, scegliendo di restituire senso e pregnanza ovvero durata interiore a una sequenza di immagini emblematiche attinte allo sterminato repertorio della cronaca e fatte incontrare, nel luogo a suo modo alchemico della lastra, con altre immagini per processo analogico richiamate dalla memoria specifica dell'artista e dal profondo privato dell'uomo, comunque mirando a recuperare, con la riflessione critica intorno alla condizione umana nella presente civiltà della globalizzazione, un modo di comunicare che restituisca significato e valore, infine senso di poetica verità storica ed esistenziale alle ordinarie vicende di prevaricazioni e di sofferenze, di insanie fanatiche e di lucide arroganze che dal mondo ci giungono come una sorta di fiction ininterrotta, mentre sono consumate sulla pelle di uomini e donne e bambini veri, che ci appartengono e cui apparteniamo.

(...) La data che fa da titolo alle singole opere, si riferisce al giorno conclusivo del lavoro, ma contiene nella sua perentorietà come un messaggio cifrato. A chi guarda l'artista riconosce la libertà di associarvi eventi significativi, quelli riconoscibili per inserti eloquenti nel corredo visivo della tavola e gli altri, deducibili o intuibili per segnali aleatori dal contesto, cui Giovanni Greppi ha affidato un proprio intreccio narrativo (gridi sussulti illuminazioni tumulti del cuore melanconiche riflessioni speranze ammonimenti rabbie) fondato su alcuni radicali del sentimento del tempo e della vita, sapendoli pedali da ognuno azionabili per avviare un personale percorso di conoscenza.

 

Nicola Micieli